Ex Libris 131 (stagno)

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«Sei proprio una brava bimbetta» osservò Mrs Hempstock. «Tempo che l’acqua bolla, saranno qui per chiedermi se ho visto qualcosa di strano e bersi il loro tè. Perché non porti il ragazzo allo stagno?»

«Non è uno stagno» protestò Lettie. «È il mio oceano.» Si voltò verso di me: «Vieni». Seguimmo a ritroso il percorso verso la porta principale e uscimmo.

La giornata era ancora grigia.

Girammo intorno alla casa, lungo il sentiero delle mucche.

«È un vero oceano?» domandai.

«Oh, sì» rispose.

Ci arrivammo all’improvviso: un capanno di legno, una vecchia panchina e, in mezzo, uno stagno, la superficie scura punteggiata di ninfee e lenticchie d’acqua. Un pesce morto, argenteo come una monetina, galleggiava riverso sul fianco.

«Brutto affare» osservò Lettie.

«Mi pareva avessi detto che era un oceano» dissi. «E invece è solo uno stagno.»

«È un oceano!» ribadì lei. «Lo attraversammo che ero appena nata, arrivando dalla vecchia terra.»


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