Sono giorni un po’ così. Mi sento più sospesa del solito, ecco: forse così è più preciso, meno vago, e leggendo non si resta col dubbio di cosa vorrà dire quell’indefinito “così” dopo quel vago “un po’ “.
Scrivere è sempre la stessa storia. Faticoso, uno strazio, un vuoto della mente, ma anche esaltazione di ego e vivificazione di sogni.
I sogni, appunto: ultimamente mi sveglio tardi, nonostante le velleità mattiniere. Dopo che Ale esce di casa, dopo un saluto dal brodo di incoscienza in cui galleggio, risprofondo nella realtà morfeica in cui tutto e tutti operano per convincermi che quella, proprio “quella” è la vita vera, che sono sveglia, e sto nei guai (solitamente, sì, nei miei sogni mi trovo sempre in qualche guaio almeno imbarazzante, se non proprio pericoloso). Non mi annoio, insomma.
Scrivere, e leggere prima di tutto, mi ha messo nella condizione di cercare gente come me, persone appassionate di lettura e scrittura. E nel mondo del web 2.0, in cui le distanze geografiche non contano più nulla se non in termini di incazzature versus Trenitalia, ne ho trovati molti, come me. Questo ha portato qualche privilegio, “privilegio” per me, intendo. Come leggere l’inedito di un’autrice che ha, l’inedito, parecchi punti in comune col nostro, di inedito, e anche con un progetto futuro. Questo mi porta a chiedermi se non sia che certe tematiche, certi accorgimenti, siano più universali di quanto credessi. Poi penso che si tratta solo di affinità, e fortuna (da parte mia) a trovare persone come questa autrice.
O seguire la crescita di un’altra giovane aspirante scrittrice, che sta trovando la sua strada (scrittevole).
Trovarmi a dare suggerimenti su questa scena o quell’ambientazione.
Per me è un privilegio.
Certo, la maggior parte degli inediti che ho letto erano delle zozzerie invereconde, e lo capisco bene che ormai è difficilissimo per un autore bravo farsi notare. Se hai una pietra preziosa sul tavolo, in mezzo a qualche sasso senza valore, la pietra la vedi bene. Se ti scaricano sulla scrivania secchi e secchi di pietrame tutti i giorni, il diamante nascosto lì sotto sfugge. Il modo migliore per nascondere la qualità è sommergerla di immondizia.
Continuo per i diamanti come l’inedito di cui parlo qui sopra. Inizio a capire, un po’, quelli che vanno a cercare funghi e si fanno lo sbattone per trovare un ovolo, piuttosto che andare direttamente nella bottega a prenderne un cesto, già belli puliti.
Mi sento sospesa tra i mondi. Vedo le vicende politiche e inizio a sentire che si allontanano. Non va bene. Mi sembra quasi più tangibile il parco in cui va a passeggiare la nostra nuova protagonista, quello che vede lei, i suoi fantasmi.
Mi interessa di più conoscere la sorte del personaggio creato dalla mia amica, che sentire l’ultimo discorso furbetto del politico di turno.
Forse passerà quando avremo finito il romanzo (quello nuovo).
Forse è perché fra poco è natale, l’albero è lì, spoglio, pronto per gli addobbi ma senza lucine, le lucine si sono rotte e dobbiamo prenderne un filo nuovo.
Il tempo mi sfugge davanti e io mi sento sospesa.