Me ne sono accorto per la prima volta girando un po’ di tempo fa per il mio quartiere natale, Monteverde. Al posto di diversi negozi che ricordavo erano spuntati come funghi avvelenati – rivaleggiando coi Compro oro – i fatidici negozi dedicati alle sigarette elettroniche. Addirittura negozi dedicati, cavoletti. Non era che l’inizio: caduto il velo di Maya, ho iniziato a vederne ovunque, in parallelo ai cartelloni 6X3 su tutte le varianti del vaporizzare.
Mi perdonino gli amici tabagisti ma l’odierno contagio delle sigarette elettroniche non è ai miei occhi che l’ultima delle idiozie legate al concetto di sigaretta.
Sì, lo so, son io a esser limitato, però, davvero, la storia delle sigarette (tout court) non l’ho mai afferrata. Le sigarette: perché? Nel senso: il sigaro, nella sua sicumera un po’ fascista da fazendero sudamericano, lo posso anche capire, se si subisce il fascino del comando; capisco benissimo la pipa – è un bell’oggetto, è meditativa, ha tabacchi di gusto interessante; l’erba ti rilassa, ti colloca in un circolo atemporale di peace and love (anche se, pure lì, trovo quantomeno fuori scala la sua mitologizzazione, per quanto le colpe del proibizionismo siano inescusabili); la coca, le varie anfetamine, il loro brutale effetto lo raggiungono, se non ti rassegni alla natura dei tuoi bioritmi; l’eroina ti immerge in un’estasi profana se il mondo intorno è uno schifo; gli acidi ti scagliano in sogni technicolor.
E la sigaretta? Passi quando uno è un pischello. Anch’io, quand’ero in fase adolescente confuso, me ne fumavo qualcuna. Ti fa entrare nel gruppo. Ti dà un tono. Se stai davanti a scuola in una mattinata gelida e quella carina dell’altra sezione non ti degna di uno sguardo, è financo utile a sfogare la frustrazione.
Poi si cresce, però (di solito), e allora non vedo che senso abbia ancora ficcarsi in bocca un filtro puzzolente, intossicare chi transita nel tuo spazio, continuare a finanziare bieche multinazionali che, oltre a prendere per i fondelli i consumatori, utilizzerranno quei soldi per sporchi traffici, sfruttamento di lavoratori, strage di animali.*
Sì, lo so, la leggenda modernista e post della sigaretta e i suoi dandyssimi cantori, da Oscar Wilde a Francesco Bianconi. I fili di fumo graficissimi di Von Sternberg e Wong Kar-wai.
Ma forse è l’ora di considerare le sigarette, come le pellicce, un pezzo di archeologia del Novecento, e andare avanti.
*Se proprio non gliela fate, comunque, forse un modo diverso di fumare esiste: se non sbaglio la Yesmoke è la prima azienda del settore a mettere al bando la sperimentazione animale, per esempio.
ehm. Sono molte quelle cruelty free. Quelle a cui ti riferisci testate su animali sono quelle che rientrano nel monopolio di alcune marche e tra poco in quello di stato/tabaccai (non tabacchi, ma tabaccai la lobby che ce l’ha fatta, con federtabacchi, a monopolizzare l’ennesima cosa).
In realtà gran parte di chi usa la sigaretta elettronica usa liquidi che non sono testati e sono già in origine cruelty-free, un esempio su tutti sono i FlavourArt, tra i più diffusi, sono totalmente naturali e si usano anche in cucina.
La puzza. Io sono una non fumatrice. Una di quelle insofferenti (al cancro, oltre che alla puzza) che se devono aspettare un treno si fiondano sul binario massimo un minuto prima, per non fare i suffumigi di catrame. Le sigarette elettroniche, benedetto sia l’inventore, profumano. E non sono tossiche per me. Non so dirti il sollievo dell’incrociare un profumo di agrumi o di pancake all’amarena. Certo, poi un cretino al mondo che fuma nella sigaretta elettronica l’aroma tabacco ci sarà sempre… ma ci sono anche quelli che fanno le puzzette in ascensore 😉
Forse, ma forse eh, è solo un suggerimento molto a margine… forse la campagna denigratoria su stampa e tv è arrivata fino a te, mente libera, che ha involontariamente fatto sua un’opinione indotta… Il suggerimento è guardare al di là dell’informazione ufficiale: tra chi ‘svapa’ e fa i liquidi da sé o usa quelli naturali c’è parecchia gente con una testolina piuttosto indipendente e, alla fine, non ci vedo nulla di diverso dalla mia dipendenza da caffè (che anzi a livello salutistico e ambientale è ben peggio, mea culpa) o dalla dipendenza da zuccheri (peggio dal punto di vista della salute). Forse aiuta, nel capire quanto siamo coercibili e convincibili, guardare agli altri paesi europei. Tutti hanno approvato le sigarette elettroniche, considerate unanimemente meno dannose di quelle normali (se è normale inalare ammoniaca, anidride carbonica ecc.). La maggior parte si sono regolati così: quelle contenenti nicotina sono presidi medici, le ricariche si vendono in farmacia. Quelle che non contengono nicotina, si possono vendere ovunque. Esattamente come gli aromi naturali, perché è quello che sono. In Italia invece: un anno di controinformazione a pagamento di federtabacchi, che ora… venderà il presidio medico in tabaccheria. Italiani.
Ma hai ragione, Grazia, dovevo specificare che, rispetto alle sigarette tout court, chiaro che sono meno invasive quelle elettroniche. Il pensiero andava però proprio sulla (a mio parere) stupidità del gesto in sé, che parmi accomunare tutta la questione sigarettistica (tanto non ho seguito le questioni propagandistiche da essermi accorto solo ultimamente dell’invasione). Da una parte, se questo serve a contenere la pervasività delle multinazionali del fumo, posso solo esserne contento; dall’altra, capisco il male minore, però, boh, proprio per miei limiti non riesco a capire quel che ruota intorno al mondo del fumo, talmente mi è alieno.
qui non ti so proprio rispondere… non lo capisco neanche io…
Sui negozi sorti come funghi invece percepisco il dolore e capisco la perdita. Un mese prima puoi aprire e vendere il prodotto, tutto legale. Molti ci hanno versato il tfr come soluzione alla disoccupazione o per aiutare il figlio che fa il precario da 10 anni. I risparmi di una vita. Dopo pochi mesi, grazie a due parlamentari che sono stati pagati 37mila euro per questo lavoretto, la vendita viene monopolizzata dai tabaccai, così tutti questi negozi devono chiudere, la merce è invendibile. Questo lo capisco meno che il vizio del fumo.
Sì, classiche dinamiche all’italiana. Però, anche lì mi chiedo, nella mia pura ignoranza: negozi dedicati “esclusivamente” alle sigarette elettroniche? Addirittura? Perplimomi.