Topsy, ascolta all’orizzonte il canto delle masse. Sono gli operai francesi che reclamano pane e tempo libero, quello che tu hai con tanta facilità. Ci sono infatti dei poveri esseri umani, Topsy, che, in una bella giornata come questa, non sono, come te e me, in questo momento, in un bel giardino pieno di foglie e di erba, ma devono continuare a battere per ore e ore su una lamiera o su un chiodo, nell’inferno metallico di un’officina. Allora si ribellano, e a volte vanno per le strade di campagna o per le vie delle città, con grandi bandiere rosse al vento, a gridare la loro fame di tempo libero e di pane. E anche il loro odio, Topsy, per quelli che, come te o come me, hanno pane e tempo libero. Ecco perché talvolta nei giornali di questi uomini si legge che non è bene amare i tuoi simili, i cani. Vi si deride l’amore, certo spesso troppo esclusivo, di quella tale signora per la sua levriera; ci si sdegna, la si schernisce. Ma coloro che, come la tua padrona, hanno il cuore abbastanza grande per amare te e anche gli esseri umani, quelle che, come me, hanno allevato due bambini, pagando così il loro tributo alla loro razza, in nome di che cosa privarle, alle soglie della vecchiaia, della riposante dolcezza che emana dai tuoi occhi nocciola e dal tuo pelo dorato? Dopo che ti ho accarezzata, non è forse vero che mi sento più pronta a riprendere il lavoro, quel lavoro che ognuno, secondo le proprie capacità, deve ai propri simili? Tu sei il mio lusso e il mio tempo libero, dopo di che il lavoro, proprio come per l’operaio, è migliore.
Ascolta, Topsy, i canti degli uomini che si allontanano, scentolando laggiù i loro stendardi di sangue. Non sai che cosa significhino quelle grida, quei canti; drizzi appena l’orecchio. Non più di quando, sopra gli alberi o i tetti, volano molto lontano, molto in alto, con grandi strida, le rondini.
Ignori, Topsy, ciò che è al di là delle mura del giardino e dell’istante presente. Non sai che gli uomini possono fare delle rivoluzioni, non più di quanto lo sapesse l’umile cane, ultimo compagno della regina Maria Antonietta. Tu non conosci le maree umane più delle maree dell’oceano. E gli uomini in marcia, i cui canti ora si spengono all’orizzonte, ti sono altrettanto estranei che le rondini che volano allo zenit o i pesci che nuotano in fondo ai mari…