Quer pasticciaccio brutto de via Merulana
“Non credo nella pazzia,” osserva laconicamente Lord Brummel alla fine del quarto atto di “Un fottio di fanciulle” (1989), l’incantevole commedia di Wilden Benedict sulla depravazione sessuale degli aristocratici inglesi. “È troppo rozza.”
Convenivo.
Io credevo nella pazzia dell’indigenza, nella pazzia indotta dalle droghe, come anche nella demenza del dittatore e nei guasti della guerra (con le sue tragiche manifestazioni: la febbre da fronte e l’annichilimento da napalm). Ero addirittura in grado di confermare l’esistenza della collera in coda alle casse, che all’improvviso colpisce un insospettabile soggetto quando il cliente che lo precede ha preso settantacinque verdure e frutti esotici, tutti sprovvisti del cartellino col prezzo, ma non mi bevevo la pazzia di Hannah, anche se aveva i capelli adatti, si era forse uccisa, magari era stata a letto con Charles, aveva rimorchiato strani ometti e spudoratamente ricamato storie astruse sulla stoffa liscia delle vite dei sangueblu.