Fabien quella notte erra sullo splendore d’un mare di nuvole, ma, più in giù, c’è l’eternità. Egli è perso tra le costellazioni ov’è solo. Egli tiene ancora il mondo tra le sue mani e lo fa ondeggiare contro il suo petto. Stringe nel suo volante il peso della ricchezza umana, e porta, disperato, da una stella all’altra, l’inutile tesoro che sarà costretto a restituire…
Rivière pensa che un posto radiotelegrafico lo ascolta ancora. Non c’è che un’onda musicale che leghi ancora Fabien al mondo, una modulazione in minore. Non un lamento. Non un grido. Ma il suono più pure che la disperazione abbia mai modulato.