Nel calore di questa estate oblunga e rovente, mi viene da pensare alla lunga estate calda per eccellenza, quella memorabile e famigerata del 2003.
Due canzoni mi son rimaste attaccate addosso insieme al sudore e al delirio di quei giorni.
Una quasi banale, eppur meravigliosa, l’hook che in Italia tanti agganciò a quell’esperimento una tantum chiamato Tribalistas, sorta di rilancio pop nel nuovo millennio del movimento tropicalista. Quella che sono di tutto il mondo, e tutto il mondo li ama.
L’altra più sorprendente, eppure dotata di una sua grazia che l’abuso da tante onde radio aduse al tormentonaggio più becero non riuscì a scalfire, e ora m’è grato rimembrare. Quella di pioggia, sole, fango e neve.
Tormentoni da global warming.