Il cartoccetto, si diceva.
La conformazione è semplice. Bisogna prendere due o tre caramelle/cioccolatini/snackini, e accartocciare in modo compatto i rispettivi involucri in un unica pallina – questo è ciò che si definisce cartoccetto.
Le dimensioni non contano, possono andare da pochi millimetri a svariati centimetri.
Quelli millimetrici sono più divertenti. Quelli grandi fungono tipo pallone di calcio, sono immediatamente riconoscibili, e durano poco.
Il materiale preferito è la stagnola. La carta va bene per un cartoccetto temporaneo e dalla vita breve. La stagnola dura a lungo.
Dici cartoccetto, dici Aristillo. Per chi non lo conosce, qui ho tratteggiato un breve ritratto del nostro latin-cat lover. In quel post ho anche descritto il suo particolare modo di spaventarsi, ma ho tralasciato la sua relazione col cartoccetto.
Non è un semplice rapporto possessore-oggetto. I cartoccetti appartengono a lui, ma lui appartiene ai cartoccetti.
Ho fatto una serie di studi e di osservazioni sulle dinamiche dietro il rapporto Tillotillo-cartoccetto. Parlerò di un esperimento in particolare, quello dello scorso weekend.
Il soggetto è il cartoccetto di livello uno (piccolo, di stagnola, rumoroso) preparato da me e non da Ale (i suoi si frantumano più facilmente), dopo cena, e le cartine che ho usato sono due involucri di ovetto (nella fattispecie, uno fondente e l’altro alla nocciola).
Aristillo inizia subito a tirare il cartoccetto in giro per casa tenendolo tra le labbra. Lo fa cadere, lo tira con una zampina e gli va dietro tutto soddisfatto. Il cartoccetto risponde secondo le leggi preposte al movimento: se calci via il cartoccetto quello si allontana velocemente dalla zampa.
Poi lo ha portato sul letto. Il letto è un campo di sperimentazione particolare. La morbidezza del piumino non permette un perfetto controllo del movimento delle zampe. I risultati sono comunque soddisfacenti anche in questo caso, il piumino risulta gradevolmente bucherellato dalle unghiate date nel tentativo di recuperare lo stupido cartoccetto.
Il terzo passaggio riguarda la relazione cartoccetto-orecchie di Vale. L’esperimento ha denotato una stretta correlazione tra il livello di rumore e di balzi sulla pancia di Vale con le probabilità di vedersi requisito il suddetto cartoccetto. I due dati risultano direttamente proporzionali.
Il quarto passaggio dell’esperimento riguarda la resistenza dello sperimentatore nel cercare e trovare il cartoccetto dopo che Vale lo ha preso e nascosto. Questo livello dell’esperimento è pienamente riuscito. Non esistono luoghi in cui un cartoccetto può essere nascosto dallo sguardo e dal naso dello sperimentatore.
Le conclusioni sono che il cartoccetto è uno dei migliori giochi che l’umanità poteva inventare per divertire un gatto.
Aristillo conferma.