Ci stanno i Genesis “di” Peter Gabriel e quelli “di” Phil Collins, per quanto la semplificazione sia insufficiente a comprendere il passaggio, che è poi quello più generale dai tronfi trionfi progressive all’impervio traghettamento di quelle sonorità attraverso la tempesta perfetta del punk per approdare alle luccicanti sponde pop degli Eighties. Comunque, tra i genesisiani, ci stanno quelli duri e puri che non vanno oltre The Lamb Lies Down on Broadway, gli hackettiani che reggono per i due album seguenti (che son perfettamente prog, tra l’altro, e in effetti semmai è la fuoriuscita di Steve il discrimine principale), quelli che tollerano la semplificazione del sound dei due ancor dopo, ma gettano la spugna con Abacab, e quelli che invece si aggrappano ancora agli sprazzi di classe di Genesis e Invisible Touch, e sopportano di tutto per strappare ai tempi nuovi addirittura le suitine fuori tempo massimo di We Can’t Dance. Non conosco nessuno che ha retto quando è arrivato quell’altro, questo è certo.
(Le mie due preferite: Gabriel Era/Collins Era)
Passando dai maestri ai loro allievi più celebri, ci stanno i Marillion “di” Fish e quelli “di” Steve Hogarth, e il discorso è più o meno simile. I talebani come l’amico Spiderman (di cui aspettiamo gli strali) chiudono la pratica nell’88, e chi s’è visto s’è visto, per gli altri il brand è più forte del cambio di facciata, e in effetti il caso di rinnovamento nella continuità del gruppo scozzese è uno dei più interessanti che si ricordino, i primi album hogarthiani sono in tutto e per tutto all’altezza dei precedenti, e i cinque prodi continuano ancor oggi (pur con discontinuità di risultati) a portare alto il vessillo di un prog contaminato e orgoglioso. Vale, per esempio, a cui li ho fatti scoprire io, e quindi è vergine delle battaglie ideologiche di qualche decennio fa, preferisce il piacione con l’H, pur apprezzando anche il bell’uomo col kilt. Il dibattito sulle scelte di campo è aperto.
(Le mie due preferite: Fish Era/Hogarth Era)
H è(ra) un figo, se lo può permettere, di piacioneggiare… Ma come ti dicevo giorni fa, non capisco il livore che leggo ancora sui commenti sul tubo: non è mica stato H che ha cacciato via il bell’uomo in kilt.
I talebani sono talebani e io lo nacqui!
In effetti per quanto riguarda i Genesis, nessuno mi tocchi il periodo Gabriel nè il periodo Collins mentre invece il turnista non c’entrava niente … e si è visto!
Per i Marillion, il mio comportamento è stato da amante tradito nonostante il piacione non c’entri niente come giustamente osserva Vale. Indipendentemente dall’amore tradito, è un fatto che fino al 1988 trattasi di capolavori, dopo il 1988 solo musica orecchiabile, talvolta semplice pop, a detta della stragrande maggioranza dei fan … ma è un talebano che parla!
La si aspettava con ansia.
Immaginavo il suo punto di vista, epperò, epperò io vorrei davvero sapere cos’ha “Season’s End” in meno di qualsiasi album fishiano. D’accordo, “Holydays in Eden” è un album più poppeggiante, seppure a grandi livelli, ma “Brave” è un concept che non ha nulla da invidiare ai capolavori del genere, e “Afraid of Sunlight” contiene perle preziosissime. Dopo, concedo che il percorso si fa più accidentato, ma in tutte le prove, ascoltando con attenzione, insieme a canzoni più sfocate ci sono sempre cose notevoli da sentire, fino a tempi recenti.
Quando il piacione si limita ai testi e Kelly/Mosley/Trewavas/Rothery si dedicano alle musiche, rimangono i Marillion (infatti i vinili che tu citi li ho), quando il piacione si butta sul pop ….
Ma io sono talebalmente Fishiano e quindi poco imparziale!
Non lo sapessi…