These are the songs of my life: Finn’s Edition

Se nasci in Nuova Zelanda probabilmente ti porti nei geni una nozione molto forte di “luogo” come stato dell’anima, e di luogo come “altrove”, dentro l’anima.

Sentite Tim Finn, spalleggiato da Neil, che in Six Months in a Leaky Boat canta con fiero cipiglio

Aotearoa, rugged individual
Glisten like a pearl
At the bottom of the world

Non sembra di percepirle, le onde che si infrangono sulle scogliere degli antipodi? Poi, beh, la canzone è qualcosa di incredibile, con l’intro orchestral-gabbianesco che sfocia in un esemplare di pop nevro-epico in perfetto stile Split Enz, salvo concedersi intermezzi di danza marinaresca e assoli blandamente psichedelici, e prima di consegnarsi a una dolcissima, ipnotica coda che la accompagna alla deriva ultima.

Del resto non lo scopro io che i Finn Bros. sono tra i maggiori geni della storia del pop. Gli Split li fondò Tim, poi arrivò Neil, che quando il primo se ne andò da solo portò avanti la barca per poi traslocare nei Crowded House, salvo riunirsi periodicamente al fratellone. Tipo per Weather With You, dove il senso dello spazio di confine si condensa in una precisa, indicazione sentimental-topografica:

Walking ‘round the room
Singing Stormy Weather,
At Fifty-Seventh Mt. Pleasant St.

E non sembra, qui, che la melodia sia come dilavata dalle correnti oceaniche, non si vede il coro impennarsi verso il cielo e perdersi nel vento?


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